CARIE

COS'E' LA CARIELa carie dentale (dal latino cariosus "decadente, marcio") è una malattia degenerativa dei tessuti duri del dente (smalto, dentina), che origina dalla superficie e procede in profondità fino alla polpa del dente.
I tessuti molli non sono interessati: pulpiti e ascessi dentali (in passato la carie penetrante) non sono forme di carie, quanto piuttosto complicanze.
La carie si sviluppa dai batteri che vivono e convivono nella bocca di ogni individuo come normali commensali e che non possono essere eliminati in quanto forieri di numerosi effetti positivi: basti pensare solo alla competitività con specie altrimenti patogene. Il nostro organismo ha evoluto fini equilibri con alcune specie batteriche, tanto che in condizioni fisiologiche la loro presenza non comporta danni come accade invece in altre regioni dell'organismo.
Tuttavia alcune situazioni possono alterare questi delicati equilibri slatentizzando il potenziale patogeno dei batteri commensali del cavo orale e favorendo così l'insorgenza della carie. La carie pertanto è una patologia infettiva di tipo opportunista: in essa, per il mutarsi delle condizioni, batteri normalmente non nocivi provocano dei danni.


TIPI DI LESIONI

  Carie dello smalto/dentina/cemento: lesione iniziale, limitata allo spessore dello smalto che non ha ancora creato una cavità.
  La carie dentinale è la progressione della lesione dello smalto allo stadio in cui diventa clinicamente manifesta. A seguito si crea una recessione gengivale con esposizione del cemento ai fluidi gengivali.
  Carie primaria: la lesione insorge su un tessuto sano in prossimità dei solchi di sviluppo del dente, delle fossette e di tutte le superfici aggredibili.
  Carie secondaria: origina a livello dei margini di una cavità precedentemente otturata, può essere dovuta alla progressione della lesione precedentemente trattata o ad una nuova che si infiltra dai margini di chiusura del restauro.
  Recidiva cariosa: la lesione si presenta come riattivazione di una carie preesistente e non completamente asportata durante il trattamento conservativo.
  Carie rampante: Si parla di carie rampante quando in un paziente si osserva l’insorgenza di almeno dieci nuove lesioni nell’arco di dodici mesi. Si tratta di lesioni destruenti e rapidamente progressive possibile segno di qualche cambiamento a livello sistemico.

SEDI MAGGIORMENTE CARIORECETTIVE

  Solchi, fessure e fossette: strutture che caratterizzano la morfologia dentale e che in base alla loro anatomia (più o meno pronunciata) possono essere di difficile detersione.
  Punti e superfici di contatto: zone che rendono difficile al paziente la fase di mantenimento andando incontro spesso, all’insorgenza della lesione cariosa.
  Il colletto: altra zona che per la presenza della giunzione amelo-cementizia, incorre nella formazione della lesione.

DIAGNOSILa prima diagnosi si effettua durante l’esame clinico alla poltrona con un semplice specchietto e uno specillo. Per le zone dubbie si ricorre ad un esame radiologico attraverso radiografie chiamate bite-wing.


PREVENZIONEUna diagnosi precoce è la base di una efficace profilassi delle lesioni cariose. Accanto ad essa assume sempre più valore il ruolo della sigillatura dei solchi e delle fossette fisiologiche e/o di un’eventuale ameloplastica preventiva.


COSA AUMENTA IL RISCHIO DI CARIE

  Le alterazioni del flusso salivare nella quantità (la media è di 1000 ml al giorno) e nella qualità (ph, alterazione delle concentrazioni dei componenti della saliva). La saliva combatte la carie tamponando l'acidità della bocca e ha funzione sia microbicida che immunitaria;
  Arcate dentarie disarmoniche (denti affollati) facilitano la formazione della placca cariogena;
  Cattive abitudini alimentari (frequenti spuntini, eccessivo consumo di cibi dolci. Gli zuccheri semplici (più raffinati) e quelli più appiccicosi sono i più cariogeni.

La frequente assunzione di zuccheri mantiene un pH della bocca acido determinando una demineralizzazione continua.

È opportuno lavare i denti mezz'ora dopo mangiato: a ridosso del pasto il PH della bocca non è ottimale e lo smalto più sensibile. Una volta instaurato il processo carioso (ossia la formazione di una cavità prima nello spessore dello smalto e poi della dentina), la lesione procede inevitabilmente fino ad arrivare alla polpa del dente che non possiede capacità riparative.


FLORA CARIOGENALa specie più cariogena presente nel cavo orale è lo Streptococco mutans che dal glucosio (componente dei residui alimentari che restano in bocca dopo un pasto), sintetizza acido lattico andando a sciogliere i tessuti duri del dente (l‘idrossiopatite dello smalto).

I lattobacilli L. casei ed L. fermentum presenti nella cavità orale, sono l’altra classe sospettata di cariogenicità. Le loro caratteristiche sono più o meno le stesse dello S. Mutans con la differenza riscontrabile in un’adesione più debole. I lattobacilli accumulati nella placca promuovono con gli streptococchi la sintesi di acido lattico, così il pH scende sotto la soglia critica per lo smalto (fissata a 5,5) dando inizio al processo di demineralizzazione.


RAPPORTO CAUSALE

  Microorganismi cariogeni
  Carboidrati dell'alimentazione
  Cariotecettività dell'ospite

Classi di carie:

Serve agli operatori per definire la localizzazione (non il grado di compromissione) di una lesione cariosa.
1° classe: indica una lesione posta a livello dell’occlusione dell’elemento;
2° classe: individua le lesioni interprossimali od interdentali soprattutto a livello dei denti molari e premolari;
3° classe: si riferisce a carie interdentali situate a livello degli elementi anteriori senza compromissione dell’angoloincisale;
4° classe: definisce lesioni interdentali a livello degli anteriori ma con compromissione dell’angolo incisale;
5° classe: è riferita alle carie poste a livello del colletto di un dente.


FATTORI PREDISPONENTI ALLA CARIE

  Scarsa igiene orale.
  Frequente assunzione di zuccheri (liquidi o solidi) senza lavarsi subito dopo i denti.
  Frequente assunzione di cibi acidi (es. agrumi, aceto) e bevande gassate.
  Smalto poco calcificato o con difetti superficiali.
  Radici dentali esposte (il cemento che ricopre le radici non è forte come lo smalto per questo gli acidi lo intaccano più facilmente).
  Affollamento e malposizionamento dei denti.
  Apparecchi ortodontici fissi.
  Restauri dentali incongrui.
  Diminuzione della salivazione (la saliva contiene sostanze capaci di tamponare l'acidità creata dagli zuccheri e di remineralizzare le superfici dentali).
  Alimentazione con cibi morbidi che non permettono l'autodetersione.
  Vomito frequente.


Il trattamento dell’odontoiatra raggiunge il suo scopo quando il paziente impara a conservare la sua salute orale residua e non quando l’operatore realizza dei restauri tecnicamente perfetti.