LESIONI PRECANCEROSE

CONOSCERE E DIFENDERSI DAL CARCINOMA ORALE Lesioni precancerose
"Alterazioni morfologiche Tessutali nelle quali è più probabile l'evoluzione neoplastica rispetto ad un tessuto apparentemente sano" (1972 World Health Organization).

Tali lesioni possono rimanere nel cavo orale del paziente per anni, senza evidenziare particolari modificazioni né fastidi, restando di tipo benigno fino ache meccanismi e fattori (non ancora ben noti) le trasformano in degenerazioni maligne.
La mucosa orale è costituita da quattro diversi strati sovrapposti tra loro: ogni variazione di questo equilibrio configura una lesione precancerosa, che può precedere di molto o poco il carcinoma orale.
Nel passaggio da lesione precancerosa a tumore si attraversa una fase definita “displasia”, durante la quale sarebbe teoricamente possibile curare le lesioni responsabili dell’insorgenza del cancro orale. Si eviterebbero così terapie più invasive ed eventuali complicanze (ad es. le metastasi) considerato che nella gran parte dei casi il cancro insorge su preesistenti lesioni.
La potenziale evoluzione delle lesioni varia nei modi e nei tempi. In base al tipo di patologia vengono distinte lesioni precancerose a basso, medio ed alto rischio di degenerazione maligna. Sebbene esista anche la possibilità che alcune di queste patologie non vadano mai incontro a trasformazione oncologica, non vi è alcun modo di prevederne il comportamento, la degenerazione può avvenire anche dopo molti anni (15-30) e la probabilità aumenta quanto più è precoce l'età di insorgenza.
Il segnale della presenza neoplastica è in genere avvertita dal paziente in fase relativamente iniziale tramite bruciori, senso di corpo estraneo, sanguinamento.


LEUCOPLACHIA (macchia bianca) La WHO (World Health Organization) nel 1978 definisce la leucoplachia orale come “una macchia o placca bianca che non può essere collegata, clinicamente o patologicamente a nessunaltro fattore eziologico se non il tabacco ".

È la più comune forma precancerosa che si localizza elettivamente nella mucosa orale: le sedi più colpite sono la gengiva aderente e la mucosa vestibolare mentre le lesioni sulla lingua, nel pavimento orale e nel bordo vermiglio del labbro mostrano un rischio d'evoluzione maligna maggiore.
Le chiazze di grandezza e forma variabile sono di colorito bianco grigiastro che tipicamente non è possibile grattar via.
La chiazza è rilevata, di consistenza dura, con superficie liscia o, nelle fasi avanzate, verrucosa. La comparsa di ragadi, erosioni, ulcere è un segno di prognosi sfavorevole, indicando la possibile degenerazione tumorale. L'insorgenza di una lesione leucoplasica avviene,solitamente, dopo i 30 anni, con un picco intorno ai 50 anni; non vi è alcuna differenza tra uomini e donne nel mondo occidentale.
I carcinomi squamocellulari della mucosa orale nei primi stadi sono raramente dolenti, al contrario di somiglianti lesioni dinatura infiammatoria. L’insorgenza della leucoplachìa è favorita da diversi fattori che causano una irritazione locale continua: cattiveo errate condizioni igieniche, fumo (il 16% circa dei fumatori sviluppa una leucoplachìa), protesi non adeguate, anomalie dentarie. È opportuno evitare l’azione irritante di tali fattori, anche perché la persistenza di una spina irritativa sostiene la degenerazione maligna. La biopsia escissionale della lesione ha duplice valenza: diagnostica e terapeutica.


ERITROPLACHIA (macchia rossa)

“Una alterazione della mucosa di colore rosso, lucida e vellutata, che non può essere clinicamente e patologicamente ascrivibile a nessun‘altra condizione se non al tabacco”.
Di raro riscontro clinico ma con il maggiore potenziale maligno, l’Eritroplachia si manifesta come un’area rossa della mucosa orale che riflette la presenza di una displasia ed eventualmente già caratteristiche istologiche di carcinoma in situ od invasivo. Gran parte delle lesioni si osservano in soggetti anziani forti fumatori o bevitori. L’area rossa presenta contorni indistinti e una superficie di aspetto vellutato. Le sedi più frequenti sono il pavimento orale, la lingua, il palato molle e la mucosa vestibolare.


TRATTAMENTO Si prevede obbligatoriamente un esame bioptico, dal cui risultato dipenderà il tipo di terapia. Di norma le alterazioni displastiche ed il carcinoma in situ prevedono un’escissione locale, mentre per il carcinoma invasivo è necessario un trattamento più aggressivo legato allo stadio clinico della neoplasia.
I disturbi soggettivi sono troppo spesso sottovalutati dalle persone e ciò spesso induce il paziente a rivolgersi anche a specialisti non adeguati, la cui competenza in campo oncologico è molto spesso generica.
Il carcinoma del cavo orale esordisce frequentemente come lesione superficiale, ma tende rapidamente ad ulcerarsi e ad infiltrar ele strutture sottostanti come muscoli, periostio, osso. Non sono rare le forme erosive superficiali e granulose comuni come degenerazioni di precancerosi.


PREVENZIONE Il consiglio più utile da fornire ai pazienti è semplicemente quello di osservare allo specchio l’interno della propria bocca mentre si spazzolano i denti. Molti dedicano l’attenzione al proprio corpo curando solo l’estetica delle aree più esposte: unghie, capelli, occhi e labbra piacevoli, alle volte fanno trascurare zone nascoste, difficili da raggiungere ma non meno importanti per la salute generale.
Se è vero che l’estetica ha un grosso impatto in ambito sociale, non ci stancheremo mai di far riflettere sul valore che la prevenzione ha nel preservare la funzionalità e la salute non solo della cavità orale, ma di tutto l’organismo.
Abbassare la carica microbica di una bocca, tramite procedure di igiene apprese correttamente e rese consuetudini, permette di ridurre l’immissione nel circolo sistemico di microrganismi potenzialmente patogeni durante la deglutizione. Senza vivere di esagerate apprensioni, è importante però non sottovalutare anche le piccole lesioni, se residuano nel cavo orale per giorni. Alle volte una semplice visita di controllo rassicura il paziente, risolve un potenziale problema evitando complicanze più serie.
Tutte le lesioni ulcerate che non guariscono entro 1-2 settimane di terapia (per es. con clorexidina) dovrebbero essere considerate con attenzione e sottoposte ad esame specialistico.